martedì 18 febbraio 2014

Hai ancora paura del buio?




C'era una volta un reame dalla forma di osso di pollo, adiacente ad un altro più piccolo col profilo di una polpetta di riso. Tutte le città di quel paese avevano una grande piazza a forma di vassoio coi bordi rialzati dove si festeggiavano vittorie e sconfitte allo stesso modo: mangiando; le vittorie in brodo, le sconfitte in umido.
Il principe Fastingo salì al trono una mattina luminosa d'Autunno dopo che il re, suo zio Indigesto V, fu trovato morto dentro il ripieno degli involtini primavera. Il principe ereditario era così emozionato, così agitato che fu preso da una gran fame e non sapeva cosa mangiare per calmarsi.
Fastingo era così eccitato dal nuovo incarico che si mangiò il Buio.

Il Buio, forse non lo sapete, ma si mangia accompagnato da una maionese macchiata di caffè con due cucchiaini di crema al whisky e dell'aglio fresco; ne serve una quantità infinita e deve riposare per una notte su un letto di porri tagliati. Se è riuscita bene la maionese fa un chicco di luce quando la giri.
Una volta mangiato il Buio però i suoi concittadini e sudditi si trovarono a trascorrere lunghissime giornate senza dormire e con un appetito infinito, insaziabili. I consiglieri raccomandarono allora al nuovo re di intervenire su questa nuova situazione e decisero che l'unica maniera per rimediare al disastro era eliminare un'ora del giorno. Fastingo decise così di mangiarsi l'ora della merenda, si fece apparecchiare la piazza e si mangiò le Quattro del pomeriggio tra due fette di pane di segale alte come il palazzo reale. Con le croste avanzate fu costruita una nuova cerchia di mura per renderla ancora più impenetrabile.
Ma gli abitanti della città continuavano a soffrire, ci voleva un intervento ancora più radicale per estinguere la loro pena, per placare le ansie che erano uscite fuori a causa delle notti mancate e per le merende che non si facevano più. Senza consigliarsi con nessuno il re stavolta decise di cucinarsi l'Inverno, in un guazzetto di neve rosa, appena scottato per non perdersi il profumo di dolomite. Era stato un inverno breve, ne venne fuori una dadolata a coprire il viale principale della città. Un consiglio per chi cucina: l'inverno non è una cosa da servire per pranzo. Non funziona.

La situazione non migliorò, sulla città e sui suoi abitanti continuò ad incombere una pesante nube di infelicità, aumentarono vertiginosamente il numero dei delitti, la gente si rifiutava di uscire di casa, furono sospese tutte le manifestazioni all'aperto, si poteva camminare per strada solo a facce alterne. I consiglieri si fecero di nuovo sotto, serviva un'inversione di tendenza, un rovesciamento, una piccola rivoluzione, uno stravolgimento, un cambio di passo, un segnale politico forte. Consigliarono al re un gesto simbolico, qualcosa di innocuo ma fortemente rappresentativo; un gesto dimostrativo, esemplare.

Fastingo, fortemente appoggiato dalla potente fazione degli Intingoli, decise di cenare mangiando le punte dei cipressi che affollavano la foresta del parco cittadino e punteggiavano l'intero regno a forma di osso. La grande Sagra del nuovo corso fu organizzata per il giorno seguente, non si poteva perdere altro tempo.
Le punte dei cipressi vanno fatte macerare per un giorno dentro un vento caldo, uno zefiro del sud che aveva un bel nome prima che il re si mangiasse il Buio. In verità c'erano un sacco di cose che avevano un nome stupendo quando ancora esisteva il Buio. E ne erano rimaste di cose con un bel suono quando ancora c'era l'Inverno. Ma ora stava per cambiare tutto, gli abitanti e i sudditi della nazione a forma di osso di pollo confinante con quella con la silhouette di una polpetta di riso stavano per vivere un momento storico; una grande folla assisteva al taglio delle punte dei cipressi come ad un'esecuzione necessaria, inevitabile. Gli alberi quel giorno erano piegati ma non tirava un filo di vento, era quel movimento delle punte come fanno i lapis quando vogliono scrivere una poesia.
 
Appena l'ultima cima di cipresso fu tagliata in cielo comparve un lampo nero, senza luce, senza l'accompagnamento musicale del tuono, difatti non era un fulmine. Una gigantesca crepa si mostrò sopra le teste, improvvisamente il cielo cadde preciso sul reame a forma di osso di pollo schiacciando tutto. I pochi testimoni sopravvissuti sentirono un rumore simile a...
Ma a quel punto le cose hanno smesso di avere un nome, un suono, un odore,  la ruota del tempo avvolgeva i secondi come una forchetta fa con gli spaghetti.

Scavando tra le macerie si scoprì che il cielo era crollato alle 16 e un quarto, tutti i cellulari e gli orologi portavano quell'ora e c'erano persino degli sguardi che puntavano quell'ora, dentro le bocche aperte i denti segnavano le 16 e 15. Le squadre di soccorso trovarono persino un po' d'Inverno, nella versione non aggiornata, quello dove si sta bene sotto le coperte. Era avanzato anche del Buio, veniva da lontano, dal fondo di una galassia a forma di quiche. Era un Buio buono che non spaventava più i bambini, nemmeno gli adulti, c'era dentro quel chicco di luce gialla difficile da dimenticare. Non serve essere scienziati per scoprire che il cosmo non è in espansione ma solo ricoperto di maionese.





favola precedente

11 commenti:

  1. io a volte penso che mi sarebbe piaciuto essere una delle tue figlie per farmi raccontare la favola della buonanotte ogni sera

    PS il cartoon dell'astronomo mi pare un deja vu :)

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    1. Sono d'accordissimissimissimo con amanda.
      Sai che bei sogni ti fai dopo queste storie meravigliose? :-D

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  2. un mondo ricoperto di maionese, meglio che la panna :)

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    1. il resto dell'universo e tutto panna e materia oscura, come lo sapevi ?

      ;-)

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  3. la buiogonia delle favole.

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  4. ottimo C'era un volta!!! bella bella

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  5. io potrei essere stata una buona cittadine di questo mondo ma, ...come si fa senza buio?
    no, il buio ci vuole e anche la maionese e l'aglio e anche la panna.

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  6. Sei geniale e ti ho trovato da 'tentare nuoce'
    Ciao.
    Cristiana

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  7. Non sa entropia, certezza l'insaziabile, l'umana nana e fessa la cannibale
    Non sa, di fasulle e mai vere metamorfosi, la bestia al non impara impara mai
    Ahi sapiens sapiens
    Matteo, la gamba corta, va di cianca
    Va, berciandosi ridicolo, stolto un M5s fatto a pera, un nulla a sfera

    Beccàti un haiku, d'un digestivo corto

    Non ha mai seta
    Quest'uomo appeso al niente
    Per le sue ali


    Forse, per un intreccio a stomaco, ne ha
    E il polpettone, da l'al di là del mare, enorme silhouette, Calvinista implacabile, la ride

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  8. Voglio l'inverno nella versione non aggiornata, e la maionese col chicco di luce, ma più di tutto voglio la circolazione a facce alterne!

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  9. È una delle fiabe più belle che abbia letto negli ultimi tempi.
    Il buio, la morte (i cipressi), l'inverno sono parte della vita e negarli ad essa non fa altro che generare una forma insana di caos.
    Mi piace moltissimo e non voglio dilungarmi in altri commenti che risulterebbero superflui! :)

    Un saluto e grazie per essere passato dal mio blog!

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