giovedì 15 agosto 2013

Ogni donna è un pianeta diverso



Ho scritto capostazione e il controllo grammaticale del nuovo programma di scrittura del computer appena comprato  l'ha sottolineato di rosso, come si fa con gli errori. Un po' è vero, i capistazione sono rimasti solo nei capoluoghi di provincia e quando anche le provincie non ci saranno più si potrà risparmiare un'altra parola. Le stanze dove dormivano sono chiuse, alcune sono diventate sedi di mostre, musei della ferrovia; posti tristi soprattutto per chi ci ha lavorato in ferrovia. Ormai non hanno nemmeno il coraggio di chiamarle mostre permanenti. E così hanno risparmiato un'altra parola: chiamatela wording review. 
Nelle piccole stazioni non le trovi più le sale d'aspetto, eppure non c'è posto più letterario della sala d'aspetto. Non c'è posto più interessante per far nascere una storia.
Ne conosco una bella, con una donna e una bambina. Sotto la panca di legno un piccione fa gleb-gleb, è un piccione che non fa il suo verso. Molti piccioni non tubano con la gente che non conoscono. L'uccello ha un cilindretto legato alla zampa.
"E' un piccione viaggiatore", urla la bambina mentre cerca di afferrarlo.
"I piccioni viaggiatori non esistono più, li usavano in guerra", risponde la donna appena tolto il foglietto dall'anello.
Chissà perché lo facciamo, ogni tanto dobbiamo inventarci una guerra.
"Dolcissima Noce", comincia a leggere il messaggio.
"Dolcissima Noce, queste parole hanno fatto più strada delle nostre strade, strisciando la pancia su ogni bivio, ad ogni incrocio hanno perso qualcosa e anche questa che avevo arruolato appena ieri come lettera d'addio è diventata ...", la donna si ferma.
Ha capito subito, se leggerà quel biglietto farà finire quella storia, potrebbe essere una storia d'amore, l'annuncio di un lutto, la fine della guerra, quella vera. Non vuole leggere oltre perché ha capito che se prosegue quell'amore non farà il volo di ritorno e forse non l'ha mai fatto,  qualcuno morirà, la guerra durerà altri due minuti, è troppo...
"Ti prego continua a leggere", gli chiede la bambina battendo le mani.

15 commenti:

  1. Mi vengono in mente altri tempi in cui i i capostazione erano veri personaggi

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  2. "ti prego non la leggere, ti prego non la leggere" chiede la vecchiabimba con gli occhi supplici

    ben tornato

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  3. Certi finali, Antoine, è meglio improvvisarli, non sapere davvero come finisce la storia perchè ogni racconto contiene un finale reale ed uno fantastico, uno possibile ed uno plausibile, quello scontto, quello che mai si sarebbe dovuto scrivere, quello inventato a modo nostro, quello che l'autore ha sbagliato, quello col quale ha dovuto per forza aggiustare la storia.
    Finali come fuochi d'artificio.
    Finali sommessi.
    Finali da fazzolettini klennex.
    Finali da morire dal ridere.
    E finali che vorresti mai leggere.

    Hai mai notato, Antoine, che le storie iniziano sempre dalla fine?
    E' quasi sempre la fine che decreta l'inizio.
    Così, se vai all'ultimo rigo, sai già tutto della storia.

    Non leggere quell'ultimo rigo è lasciare intatta la speranza.

    "noix douce...."
    tu écris de roi, c'est un de tes récits plus beaux
    Enchante
    Marlene

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  4. 20 anni fa c'erano ancora, adesso davvero le stazioni sembrano dei luoghi abbandonati.

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  5. e qualcuno che non la volle creder morta
    bussò cent'anni ancora alla sua porta.

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  6. e il non sapere allora .... non finisce quella storia per un altro po', ma qualcuno potrebbe fermarsi e n vivere i quell'attesa da sala d'attesa. Le sale stanno cadono a pezzi trascurate dal tempo, però i treni ancora vanno - in ritardo ma vanno ancora ....

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  7. Pagherei per sapere come va a finire.

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  8. le donne stanno sempre un passo avanti :)

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  9. Questo piccione sì che è uno spirito santo: preserviamone il viaggio.
    Fantasia rigorosa, complimenti.

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  10. E' bello che il bigliettino si interrompa così... ogni lettore lo può scrivere come vuole.

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  11. La sensibilità è donna. Adoro i finali aperti.

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  12. mi sarebbe piaciuto leggere anche un finale!!..bel racconto!

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