"Ora non ti insegnano più un mestiere, ti mettono subito a lavorare!" mi dice il meccanico mentre rimonta una marmitta a specchio su una vecchia moto. Ogni pezzo che monta gli manda un riflesso, anche gli attrezzi sono lucidati. Non si capisce come faccia a non vedersi. Le guance strisciate di morchia, i pochi capelli unti che gli corrono in capo disegnandoci curve e rettilinei. Stasera sembra corra Silverstone sul capo.
Io non so fare nulla, mi prenderanno sempre dappertutto. Non è una mia battuta. La dice Gig Young in un film con Doris Day. C'era anche Cary Grant. Ho lavorato per due anni per una di quelle ditte concessionarie dell'acquedotto. Fare l'esattore non è facile. Specialmente se sei giovane. Un pensionato che riscuote le bollette è molto più rassicurante. E' un lavoro che ti dava poco (250 lire a bolletta!) ma capivi tutto.
C'era quello che ti passava i soldi sotto la porta senza aprire e quello che ti invitava dentro a prendere un caffè. Quella che ti apriva coperta con due cappotti e l'accapatoio e un'altra in sottoveste. Uno di Sesto Fiorentino mi rincorse per 5 piani con un martello. Un ragazzo di Via Toscanini si mise a picchiare il fratello perché faceva tre docce al giorno. Un ristorante di Via Baracca aveva un iceberg in sala, ma quello era mare mica acqua clorata del Comune. Una ragazza di Via Baccio mi fece riparare un bidet che perdeva da un mese almeno. Una ragazza di Campi Bisenzio mi aprì in camicia e basta; sembrava Jane Fonda in a "A piedi nudi nel parco". Ci vuole tanto per riscuotere e un attimo a innamorarsi. E Redford è uno che torna preso dal lavoro. Dalle parti di Viale Milton c'era un contatore che generava una nota standard, come un diapason. Era buono per accordare i violini.
Una volta in zona Via Aretina un anziano professore mi invitò ad entrare in casa. "Ma come l'acqua si paga?", si stupì scartando la bolletta.
Diceva di aver inventato una macchina per fare le nuvole. Voleva assolutamente che la vedessi. Era in terrazza perfettamente funzionante. Avrebbe risolto un sacco di problemi. Il solito pazzoide. Ero già pronto alla fuga, avevo contato gli scalini della via di fuga. Quel giorno il matto mi era già toccato, due erano un evento raro anche per un esattore. Un vecchietto di Scandicci aveva strappato il contatore dal muro urlando che avrebbe affondato il Poseidon.
Lo ringraziai, ma gli dissi che avevo ancora un centinaio di bollette da riscuotere quel giorno.
"Sarà per la prossima rata"
Qualche mese dopo tornai in zona e suonai il campanello. La signora dell'appartamento di fianco si affacciò e mi disse:
"Guardi che il Professore non abita più nel palazzo. Ha venduto una di quelle sue invenzioni... Ora sta in una Villa sulla Bolognese!"
...
Ho imparato a riconoscerle. Ora quando guardo in cielo le vedo. Sono diverse. Sanno di essere nuvole. Sono quelle con le facce tristi, un pesce senza coda, a volte hanno forma di coltello senza manico. Sono quelle lontane dal sole. Loro lo sanno di essere nuvole.
Il concetto che se non sai fare nulla trovi sempre lavoro è interessante.
RispondiEliminaio ci abito da tutta una vita! comodo e senza pericolo di trasloco! :)
RispondiEliminaGuardare le nuvole mi trasmette sempre una sensazione di leggerezza..
RispondiEliminabene io voglio una lezione per imparare a distinguere le nuvole che sanno di essere nuvole dalle altre, non voglio confonderle, una nuvola con la faccia triste è un'impostora.
RispondiEliminaBellissima la nuvola pecorella
x cambia ho il solito problema di vimeo: non va il video :-(
quanto è bella la tua testolina matta l'ho già detto vero?
questa è una storia con una fine, inusuale per te....
RispondiEliminaLavorare, lavorare, lavorare ... preferisco il rumore del mare.
RispondiEliminaIn Campana
nell'incedere della lettura, chissà perchè, la ragazza in "solo-camicia" me l'aspettavo anch'io (pensavo più a Marilyn, tuttavia).
RispondiEliminaQuante storie da raccontare, dal rutinario percorso di contatto con gli "utenti"...
Fango sotto le suole e nuvole da appendere alle pareti di casa
.."Ci vuole tanto per riscuotere e un attimo a innamorarsi." Può sembrare una frase aforistica.
RispondiEliminaPossiedi un "casino" di fantasia. Complimenti
eh, sì...anche io mi farò una posizione, a breve.
RispondiEliminavenderò i vuoti...
volovivace
Ho difficoltà a capire.
RispondiEliminaRitengo che penserai che non ne avevi dubbi, in ogni caso, dato che non gradisco avere difficoltà a capire, prima provo ad indagare e poi ti romperò direttamente le scatole.
Cado dalle nubi... :D
RispondiEliminaE' vero, anche io la trovo una fine inusuale per uno dei tuoi post, ma mi è piaciuto parecchio.
Indubbiamente una professione che fa scoprire specie e sottospecie di esseri umani...
RispondiEliminaLe nuvole lontane dal sole, quelle con una forma astratta, ma neanche piu' di tanto, mi ricordano la panna montata...e Heidi, che nella sigla del cartone animato ci viaggiava sopra!!!
Chissa' se era Heidi, mi sta venendo il dubbio...
nuvole lontane dal sole, sanno di essere tristi?
RispondiElimina... non c'è che dire... un mese da esattore ti apre gli occhi... :-D
RispondiEliminasperiamo che non piova ;-)
ps... sono giardipendente... ogni tanto devo andare a rileggere indietro e indietro e indietro e mi perdo nei post... e poi ricomincerei da capo... che mito che sei :-) baci.
RispondiEliminaCiao Antò..buon sabato ed anche domenica:-)
RispondiEliminaLe nuvole mi hanno sempre affascinato, cambiano forma e colore sono una realtà che all'improvviso non c'è più.Il video sulla pecorella che vola è bello.
se ripassi dalle sue parti vorrei una nuvola tutta per me
RispondiEliminapotresti intercedere?
mi serve per nascondermi e godermi il cielo in solitudine
e magari se c'è anche un po' di vento che mi porti via prendo anche quello :-)))
io non so fare niente
Bellissimo l'inventario degli utenti dell'acquedotto ed il prof più candido delle sue nuvole.
RispondiEliminaBacio.
ci sono parecchie persone dalle parti delle istituzioni che non sanno fare nulla...
RispondiEliminaun saluto
Bellissimo. Vorrei anch'io una macchina per le nuvole.
RispondiEliminaMi piacciono tanto le tue storie.
no nessun aereo che trasporti bradipi :(
RispondiEliminaCiao, ti scrivo l'autore della poesia. Ivan Bianco Levrin. Bravo ad associare la mia con le ciliegie del poeta di ValleSoana (piemonte)
RispondiEliminaLa storia è bella ma il titolo è straordinario!
RispondiEliminamirco
chissà l'elettricità che cosa ti ispirerebbe? ;)
RispondiEliminal'incipit dice una sacrosanta verità, aggiungerei anche che non si insegna più ad amare non magari un semplice lavoro ma quello che potrebbe essere un interesse che eventualmente ci dovrebbe accompagnare per tutta la vita.
RispondiEliminaCiao Antonio, tu mi hai lasciato una poesia, io ti lascio un premio qui:
RispondiEliminahttp://machebonta-dony.blogspot.com/2010/10/happy-premio.html.
bel post mi piace soprattutto l'inizio e l'accurata descrizione che fai.. l'immagine del meccanico che si riflette nei pessi che monta..
RispondiEliminae i due video sulle nuvole sono fantastici
sempre molto originali i tuoi post e ricchi di spunti
un caro saluto
una macchina per fare nuvole bellissimo, grazie jar
RispondiEliminaanche da me ho canzoni di nuvole direttamente da radio nuvola
http://laportadelmare.blogspot.com/2010/09/radio-nuvola.html
buona domenica :-)
ciao zenzero,verissimo, si è perso il fascino delle botteghe anche la fantasia di inventarsi un lavoretto per sbarcare il lunario
RispondiElimina:-)
dolce we
ciao antonio, mezza o intera sempre monnezza resta!!!
RispondiEliminaOggi vanno di moda quelli che sanno solo usare il lato retro,almeno le nuvole fanno le nuvole e non cercano di farsi passare per uccelli del "malaugurio"
:-9
I say hey you, get off of my cloud...;)
RispondiEliminaCiao Antonio,
RispondiEliminaquesto tuo post oggi è veramente interessante !
Se non sai fare nulla, di certo di ti infilano in qualche buco per pochi cent... con il risultato di far incazzare chi ama lavorare e chi il suo lavoro lo sà far bene e non riesce più a trovare un posto di lavoro !
Certamente se in Italia entrasse meno "merda"...
QUESTA E' LA VITA.
RispondiEliminaQUESTA E' LA MORTE.
Me lo diceva sempre mio padre, studia o ti toccherà andare a pulire i cessi.
Io non gli ho dato retta ed è quello che, IN ULTIMO, è stato del mio destino.
Mio padre era scarpellino marmista e lavorava nei cantieri. Quando ero piccola mi faceva vedere come si costruiva con un foglio di giornale, un cappellino di carta e se lo metteva in testa. Tanti operai avevano quei cappellini di carta. Forse è per questo che allora si vendevano molti più giornali e, a comprarli, eranoforse proprio loro. Io, inguaribile sognatrice, nel suo cappello ci leggevo, invece, tutte le storie che un giorno avrei scritto e che altri avrebbero letto.
Ma lui mi diceva che quel cappello serviva solo a riparare dal sole e non dalla pioggia che lo avrebbe comunque bagnato e reso inutile.
Io, allora, gli rispondevo che avrei scritto le mie storie su fogli di carta impermeabile così tutti gli operai non si sarebbero più bagnati in caso di pioggia.
Lui è morto con i polmoni a pezzi in una fredda mattina di gennaio del 2002
Quel giorno, per fortuna, non pioveva, perchè il suo cappello di giornale, comunque, non lo avrebbe protetto.
E' morto, però, senza l'amarezza di vedere realizzato per me quel destino che lui, minacciando, cercava, invece,di esorcizzare: due anni dopo sono davvero finita a pulire i cessi e non sono riuscita a realizzare la mia promessa di pubblicare le mie storie su carta impermeabile.
Le uniche storie che sono riuscita a raccontare le ho scritte sulle pagine di un blog, pagine impermeabili, certo, ma con le quali gli operai non ci possono costruire i loro cappelli.
Questa è la vita.
Questa è la morte.
Un bacio, Antoine, scrittore di storie leggere e, al tempo stesso, pesanti come nuvole.
Marilena
mi piace leggerti!!! ti lascio un tenero saluto
RispondiEliminastraordinario. hai un talento davvero straordinario, ne deduco che per te trovare un lavoro sia stata davvero un'impresa.
RispondiEliminaIo,perchè non sapevo far niente,mi ero messa a venderle le nuvole,ma cambiavano continuamente forma,non somigliavano mai a quello che la gente mi chiedeva,le rimettevo in valigia e si sgualcivano ancora di più,così ho smesso,ma cerco ancora un mestiere,vero.Però fotografo le nuvole invendute,sono ancora belle.
RispondiEliminaCiao Antonio,descrivi la vita con poetico disincanto,è un piacere leggerti.
Ciao Antò, buon lunedi:-) devi sempre spiegare al tuo amato pubblico come fai a mettere su certi post...
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