"Twitter è fantastico ! Mia nonna sa sempre dove sono e cosa faccio !" - afferma entusiasta il giovane ragazzo australiano prima di tuffarsi tra le onde di Coolum Beach.
Lo so che è riduttivo, ma noi s'era già inventato da piccini.
Dall'inizio della seconda elementare sono sempre andato a scuola da solo, senza adulti ad accompagnarmi.
La strada per raggiungere le elementari era segnata da incontri, da saluti veloci, da chiacchere.
Alla prima curva trovavi la Lavanderia della Sandra. Sandra e Milena avevano aperto la bottega pochi anni prima e la proprietaria era già truccatissima alle otto di mattina. Mentre la socia Milena malediva i pantaloni con la balza tra rapidi sbuffi di vapore, Sandra sorrideva a quelli che passavano.
Nessuno è mai riuscito a scoprire il segreto della tenuta del suo rossetto, sempre brillante, mai ritoccato. Nessuno ha mai firmato il referendum che Milena aveva indetto contro le balze dei pantaloni.
Era l'unica lavanderia della zona dove gli uomini portavano direttamente i loro calzoni e le giacche senza che le mogli o le mamme facessero da intermediarie.
Qualche decina di metri più avanti c'era la Rosanna. Rosanna era, insieme alla Simonetta, una delle due parrucchiere del quartiere. Il figlio aveva la mia stessa età. Appena mi vedeva controllava l'orologio e lo chiamava nel fondo della bottega : era l'ora di partire pure per lui. Sotto gli enormi caschi rosa c'erano le prime clienti della mattina, tutte rosse in viso che si facevano aria con Novella 2000.
Al secondo angolo c'era l'edicola del Sacchi. Sacchi era stato uno dei più grandi ciclisti su pista dello sport Italiano. Leggendario era il suo surplace. Perché il surplace sembra facile, sembra solo uno sfoggio inutile di tecnica, invece è qualcosa di evangelico. Perchè sulla bici, in pista, chi parte per primo è quasi sempre condannato ad essere infilato sul traguardo. Ogni tanto, dal vetro mi salutava e mi faceva segno che aveva messo da parte le figurine o l'ultimo numero dell'Uomo Ragno.
Poi si arrivava alla Pizzeria "Zi Nuccia" dove stavvi Egidio il pizzaiolo. Egidio contava i ragazzini e quando finivano di passare cominciava ad accendere il forno. Il pranzo era lontano, ma in casa non ce la faceva proprio a stare. La sua pizza non era granché, anzi. Il nostro sfottò era : "Egidio ogni pizza un omicidio".
Prima del vialetto della scuola c'era il bar del babbo di Ale. Il babbo di Ale per tutti era "i' Nappa" (nasone) e il soprannome si era esteso pure al ragazzo che tutti chiamavano "Cirano".
Non è mica facile coi soprannomi. Perché per affibbiartelo bastano cinque minuti e tutti se lo ricordano, ma per levarselo di dosso possono passare due o tre generazioni. Io e Cirano facevamo gli ultimi metri insieme prima di arrivare al cancello della scuola dove ci aspettava la maestra.
La nostra maestra ci baciava tutti. Tutti sulla testa prima di entrare in classe ed era quello il l'istante preciso che crescevamo. Quei millimetri di cellule che ci avrebbero trasformato per sempre aspettavano quel momento, solo quello.
Anche la mia mamma come la nonna del ragazzo di Coolum sapeva dov'ero e cosa facevo.
L'ho già scritto qui almeno un paio di volte, ma lo ripeto. Abitavamo alla periferia del Mondo,
...nel centro preciso dell'Universo.
Questo post mi ha portato via un sacco di tempo ed è ancora imperfetto, ma alla fine l'ho pubblicato perché non potevo farne a meno. San Giusto è un piccolo quartiere tra Scandicci e Firenze (praticamente alla paeriferia di entrambi) per chi conosce Firenze è di fronte al grande ospedale di Torregalli. Nessuno è provinciale questo è sempre stato un mio assioma da quando ho scoperto che la siepe di Recanati non è solo un sempreverde ...
RispondiEliminala strada per la scuola: alle elementari eravamo un esercito a farla insieme, i figli del baby boom non si muovevano mai soli, 5 al minimo 20 al massimo. C'era un adulto solo per farci attraversare la prima grande strada, un vero spauracchio, poi via soli e sempre più numerosi durante il cammino.
RispondiEliminaLe due scuole quella pubblica e quella privata, delle suore, l'unica che permettesse il tempo pieno, a quei tempi, per i figli delle madri lavoratrici, erano vicine e quindi si sciamava in gruppo, mille cose da raccontarci, come se non ci si vedesse da una vita.
Poi alle medie siamo scesi bruscamente di numero: c'erano i doppi turni, sezioni dalla A alla O, e se uno vede quei locali ora si domanda come i turni non fossero tripli. Che avventure quei viaggi fino a scuola, itinerari nel tempo e nello spazio
allora Amanda sei daccordo con me che eravamo comunque al centro dell'universo !
RispondiEliminaun'ultima raccomandazione : occhio al link con la bambina ...
RispondiEliminatrovo che aiutare gli amici di Capucine sia una grande idea
RispondiEliminaGiardi io mi auguro che anche i bimbi di oggi siano al centro dell'universo, ogni bimbo deve essere al centro dell'universo, un universo fantastico, senza TV, senza Wi e gameboy, ma pieno di sogni, di idee, di cose piccole che dovrebbero crescere con lui, di desideri, senza che tutti siano lì ad esaudirli prima ancora che li abbiano potuti esprimere, di cose da costruire e da smontare per avere il gusto di trovare un senso o di non trovarlo affatto ma di avere il desiderio di cercarlo, paesaggi da guardare dal finestrino della macchina, tempi per il gioco, per la lettura, per la noia, quel tempo che solo nell'infanzia sa divenire infinito, le ore, le giornate, le stagioni che si dilatano perchè vissute intensamente
che bel post, nostalgico ma pieno di gioia. Io stavo lontano dalla scuola e mi ci portavano i miei e al ritorno veniva la baby sitter perchè mia madre -une delle poche al tempo- lavorava 9-5. Gli altri scolari mi prendevano in giro chiamandomi balia asciutta sebbene prima fossi quattrocchi in vetrina- in ogni caso mi sono persa tutta questa atmosfera di comunanza, specie il bacio della maestra. Giardi hai avuto un'infanzia felice, che altro dire? grazie per farmi assaggiare un pezzettino della tua gioventù...
RispondiEliminaSono stata sia a Scandicci che a Firenze. Alloggiavo precisamente ad Impruneta! Quella è casa mia, nella mia testa bacata, è così non posso farci nulla... Ho immaginato tutta la scena, bello!
RispondiEliminasi che l'ho fatto
RispondiEliminala conosco sì quella periferia del mondo... sia quella di san giusto che quella di samucito dove era la mia scuola elementare (non in toscana).
RispondiEliminaA quanto si capisce tu eri quello che abitava più lontano dalla scuola. Partivi tu e poi si aggregavano tutti gli altri durante il percorso..
RispondiEliminaIo invece facevo la strada sempre con la stessa amica che abitava vicino a casa mia. (anche noi nel centro dell'Universo)
Eravamo anche IL centro dell'universo... poi improvvisamente ci hanno sfrattato. Ora siamo una periferia, umana e sociale. Cosa è capitato?! Dov'è, il bug???
RispondiEliminaFantastico post.
io lo trovo molto bello ed emozionante e tutt'altro che imperfetto o se lo è forse è ancor più bello proprio per questo perché pubblicato probabilmente come si tresente sotto l'impulso di una spinta emozionale molto sentita
RispondiEliminacomplimenti davvero
Divertente.
RispondiEliminaAllora non c'erano twitter et similia.
RispondiEliminaIl mondo era piccolo, e noi poco esploratori.
Bella Capucine: fa da testimonial per una campagna a favore dei bambini mongoli, se non mi è sfuggito niente.
:)
Ma che post meraviglioso..
RispondiEliminaMi sono anche commossa verso la fine, quando scrivi della maestra, dei suoi baci e della vostra crescita.
Sono maestra anch'io e ti posso assicurare che i tempi che hai descritto sono molto lontani e che i bambini che eravamo,ora non esistono più!
Lo scorso aprile,durante una lezione in 4 elementare, notavo che un bambino non mi stava seguendo, ma fissava continuamente la finestra. Per un po'ho fatto finta di niente..poi ad un certo punto l'ho ripreso:
- Edo? Ma mi stai ascoltando? Cosa guardi?
Edo: - MaEstraaa...guarda c'è una cavalletta che sebra si stia TROMBANDO il vetro!
Mi sono alzata e sono andata a guardare ...
C'era una cavalletta che faceva il suo classico movimento di dolce sollevamento e abbassamento. Certo, ricordava l'atto sessuale..ma io non c'avrei MAI pensato, se a dirmelo non fosse stato il bambino!
In quel momento, forse, sono cresciuta di più io...
I bambini stanno OCCUPANDO l'universo..e noi adulti, stupidamente,glielo permettiamo RUBANDOGLI in questo modo l'INGENUITA'!
Non molto lontano...abbiamo il nostro S. Giusto...
RispondiEliminanostalgia
RispondiEliminaMa lo sai che mi è sembrato di vedere la scena? Tutti voi bambini, coi calzoncini corti, che passavate in rassegna davanti agli abitanti del quartiere :-)
RispondiElimina... occupando l'universo? grace me la spieghi?
RispondiEliminaIl mondo è cambiato, non sempre in meglio.
RispondiEliminaAmanda..io..quando ero piccola, ero semplicemente una curiosa esploratrice. Setacciavo l'universo e sognavo di compiere grandi imprese!Per intenderci..ANDARE A SCUOLA DA SOLA..SENZA CHE NESSUNO MI ACCOMPAGNASSE..per me ha rappresentato una GRANDISSIMA VITTORIA.
RispondiElimina..ora i bambini nascono già CONQUISTATORI...
Sanno che il mondo è il loro e non si divertono nemmeno ad osservarne le sue molteplici meraviglie..
Ingenuità non è sinonimo di disillusione, ma di INNOCENZA...
RESTITUIAMO il CANDORE ai nostri piccoli..
Tutto questo solo per dire:
-BASTA AI DOCUMENTARI...ABBASSO PIERO ANGELA...le CAVALLETTE sono ortotteri che sanno volare e non insetti che scopano da mane a sera con qualunque oggetto si trovino a contatto!!!;-)
Un post stupendo Giardi, veramente un piccolo sublime racconto, frutto della possibilità di aver vissuto con gli altri. Non perdiamo mai questo incontrarsi con chi è a due passi da noi, la rete è una meravigliosa possibilità di andare lontano, di esserci nel tutto, oggi come mai possiamo essere vicini ovunque, non perdiamoci però di vista nel nostro quotidiano. Un bacio sulla fronte in ricordo dei tempi andati
RispondiEliminaDici che è imperfetto questo post? io l'ho trovato delizioso...mi piace come scrivi...buon fine settimana, un abbraccio
RispondiEliminaEra un mondo diverso. A me manca molto.
RispondiEliminaquanto ricordi mi hai mosso jar..
RispondiEliminaa volte sembra che tutte le scuole di quel tempo avessero gli stessi incontri da noi c'era il barbiere e la virgina sua moglie che teneva l'edicola e aveva i profumi dell'avon
dio e i diari ne vogliamo parlare un giorno?
magico e commovente jar grazie caro
buona domenica
io, barche di carta sopra
RispondiEliminastrana idea che la colpa sia di piero angela.... mah
RispondiEliminaOvviamente quella su Piero Angela era una battuta..
RispondiEliminaMica tanto OVVIAMENTE..se non è stata colta l'IRONIA !
;-)
..ahahah, ma sei così carino tutto blu:-))
RispondiEliminaNon riesco a spiccicar parola ora.^__^
Tutto il racconto ha dell'incredibile, come te..tu mi fai impazzire Jardy:-)
Ti b.b.b.acio...
:-)
A quell'etá tutti i bimbi dovrebbero sentirsi centro dell'universo, e non geograficamente.
RispondiEliminaCome si faceva una volta? Ci si fidava di piú, non c'erano pedofili? No, c'era solo piú "societá civile" e "solidarietá umana", un maestro che baciava un bimbo sulla testa non era immediatamente "guardato storto", e i bimbi li si cresceva fra tutti, il quartiere, il condominio, una famiglia.
La tecnologia é solo un triste succedaneo degenerativo, a cui affidarsi mentre si parcheggia il SUV in teerza fila per far scendere il bimbo DAVANTI al cancello della scuola.
PS.
RispondiEliminadimenticavo: anch'io vivevo in San Giusto, all'epoca dei Giusti di San Giusto. Ma la cittá era un'altra.
bellissimo percorso sempre sotto sguardi amici...
RispondiEliminae che bel Moschettiere del Re!
marina
altri tempi! altro che Twitter ...
RispondiEliminanon lo so se mi convertirò anche a twitter ...
prima tutti si faceva attenzione alle piccole cose, ora ormai siamo tutti estranei e per trovare un po' di confidenza e sicurezza ci affidiamo a twitter...
altri tempi!!!
un abbraccio e buon proseguimento
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ci sono stato a san giusto ma rileggerò questo post quandi ci ricapiterò... sperando nell'albero genealogico della signora sandra.
RispondiEliminaweeeeee antonio passato bene w.e.?
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