lunedì 19 maggio 2014

rondinitudine





Non so dirti se il mare gli piaceva, gli piaceva allontanarsi a nuoto dalla riva, questo lo ricordo. Gli piaceva trovare al largo il posto dove le onde sanno di cambiare il mondo (perché le onde cambiano il mondo); amava sentire il confine, appena il mare cambia colore. Perché da riva lo vedi preciso quando il mare cambia colore, ma in acqua sei costretto a sentirlo, non c'è verso di riconoscerlo altrimenti.

Gli piaceva allontanarsi dalle cose. Da piccolo saliva in cima al palazzo, non so, forse cercava la vertigine, perché è bello sentire la vertigine, avere paura. Suo padre gli diceva: "ho toccato il cielo con un dito", ma era per via dei soldi, di qualche affare riuscito bene. Suo padre pensava che per raggiungere il cielo bisognasse salire da qualche parte, monetizzare, guadagnarselo. Vertigine anche quella, ma senza soffrire.
In quei giorni c'era un satellite frantumato in rotta di collisione con la Terra, passava ore da solo di fronte a quella finestra che dava direttamente sul nero della Via Lattea, anche di giorno. Alla fine il satellite si sciolse nell'atmosfera, come un biscotto coi granelli di zucchero.


In quei giorni c'erano anche le rondini. Aveva letto della leggenda, sapeva che le rondini erano le anime dei morti che avevano qualcosa di irrisolto, insoluto. Dovevano tornare per chiudere le storie che erano rimaste aperte e una stagione calda poteva non bastare; c'erano rondini che tornavano negli stessi posti per decenni, anche se tutti pensavano che la cosa fosse risolta, chiarita per sempre. La cosa bella di questa leggenda era che si poteva misurare l'anima, l'anima era una cosa piccola come una rondine, probabilmente ancora più piccola, proprio per permettergli un lungo volo.


Tutte le cose che si raccontano sulla grandezza dell'anima per lui non funzionavano, le anime sono piccole, non si fermano mai, volano di continuo. Non le puoi indicare, non hanno un posto fisso in cielo. Le anime hanno bisogno di un tetto, di un pezzo di grondaia, di un angolo retto per appoggiare il proprio peso. Così si poteva dire con tutta tranquillità che le anime dei morti con una storia in sospeso non avevano un posto preciso nel cielo. Ma c'era un modo infallibile per trovarle, un postulato : la somma degli angoli di un'anima fa sempre una vertigine




6 commenti:

  1. ho un buon rapporto con le anime dei morti, mi riempiono il cuore di felicità e quelle picchiate pura vertigine e il loro garrito una follia che mi esalta

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  2. Mi hai ricordato il signor Palomar, con una vertigine piccola in più.

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  3. " la somma degli angoli di un'anima fa sempre una vertigine!"
    e la vertigine l'ho avuta io a leggerti.....

    PS: finalmente dopo "Il gabbiano Jonathan Livingston" finalmente "Rondinitudine"

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  4. io le rondini le ho sotto il tetto di casa, arrivano puntuali a fine marzo e spariscono a fine settembre. adesso ci sono anche i piccoli. le trovo allegre ed eleganti le rondini e non soffrono di vertigini, loro.
    noi si invece.
    sei sempre più bravo Giardi, grazie
    Sandra

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  5. Deluso, l'egli, s'accasciò senza l'ali, GPS

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  6. "Le anime hanno bisogno di un tetto, di un pezzo di grondaia, di un angolo retto per appoggiare il proprio peso" diamoglielo sempre...
    complimenti

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