giovedì 14 novembre 2013

La giacca del barbone



 
In quel Paese di barboni non ce n'erano più, l'ultimo se lo ricordavano bene tutti. Aveva una giacchetta spinata che gli cadeva addosso come un sasso dentro il pozzo; era rimasto in povertà durante la Centennale guerra tra il buco nella federa della tasca destra e le monete coi due colori che si abbracciano. Ma vi ricordate quante vittime innocenti a causa di questa stupida guerra?
 
Quando la Federa firmò l'armistizio è limitò i suoi confini all'interno di una striscia di punti cuciti, le Monete smisero di cadere nelle imboscate e si cominciò a scambiarsi i prigionieri. Il barbone allora si ritrovò ricco di tutte le Monete Perdute, un vero  tesoro, in quanto il valore di quei soldi era salito vertiginosamente quando le nuove monete si erano inflazionate ed avevano smesso di abbracciarsi.
 
Ma il barbone (possiamo ancora chiamarlo così?) si tenne ancora quella giacca spinata con le maniche corte come un sasso dentro un pozzo e toccandola cominciò a sentire una punta spingere dal vecchio buco appena pacificato. Scoprì poi che dentro la giacca c'era la vetta di una montagna dove nevicava di continuo così il barbone (smettiamola di chiamarlo così però!) non riuscì più tenere la mani in tasca. Il bello era che in questo Paese senza barboni non esistevano nemmeno le montagne; ogni tanto si arenavano dei piccoli iceberg carichi di pinguini timidi, però non scendevano mai dal ghiaccio. Per questo la montagna dentro la sua tasca era diventata la vetta più alta del Paese, presente in tutte le guide turistiche e molti rocciatori andarono a trovarlo armati di corda e chiodi, pronti alla scalata.
 
Il nostro nuovo riccone barbone divenne tristissimo perché era sicuro di aver piantato un deserto dentro la tasca destra della sua giacca, un deserto, certo non una montagna dove nevicava anche d'estate.
Voleva il deserto poi, quando la tasca si appesantiva di sabbia, la smaltiva camminando in giro per il Paese, come fanno nei film i prigionieri di guerra dei campi di concentramento quando scavano il tunnel per scappare. Ma lui non voleva fuggire, per nulla, lui voleva che tutto quel Paese diventasse un deserto, voleva vendetta e così spargeva un po' di deserto tutti i giorni: nella piazza del mercato, sul viale principale, di fronte al Ministero delle Cose Sbagliate.
Chissà cosa aveva sparso per tutto questo tempo... Chissà se la sabbia si scioglie più della neve.
 
Eppure dalle istruzioni sulla bustina dei semi da deserto non sembrava difficile far nascere un infinito Gobi, ci riuscivano tutti.
 
Come va a finire questa storia? Chiese la bambina affacciandosi dal lenzuolo dove era stampato un pinguino che camminava sotto gli ombrelloni.
Non lo so, rispose l'uomo che aveva perso una ricchezza vergognosa e regalato una montagna (e non solo la punta) dove non la smetteva mai di nevicare, nemmeno oggi.
Te la finisco domattina.
 
Scendendo dal letto sentì affondare le ciabatte nel pavimento, baciò forte sua figlia, chiuse piano la porta e scivolò su una duna prima di ritrovarsi in camera sua.

12 commenti:

  1. adoro i babbi che raccontano storie fantastiche e un po' vere, e conosco un Paese dove c'è un intero governo sbagliato e se i pinguini timidi non sanno più dove sbarcare, perché disorientati, ti prego mandali da me sarei lieta di invitarne uno a danzare un tip tap, non sono Ginger Rogers ma cerco disperatamente un Fred Astaire alla mia altezza

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  2. per comprare la tastiera in copertina : http://www.killerduckdecals.com/products/macbook-keyboard-super-hero-skin

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  3. La realtà cruda pare non ha più sabbia calda che la lessi

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  4. io voglio la moneta di skeletor :)

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  5. Il seminatore di deserti...
    Questa storia me ne ha fatto venire in mente un'altra, che forse conosci.
    Ci fu un esploratore che andò in un remoto paese ai confini del mondo e domandò se vi fossero ancora cannibali.
    "Nossignore" gli risposero "l'ultimo l'abbiamo mangiato la settimana scorsa".

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  6. sono incantata dalle tue capacità!

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  7. mi ha rapita questo racconto.. vorrei saper scrivere come te. Incantevole.

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  8. sono tornato a csa, appena ho potuto ho voluto leggere qualcosa del tuo blog.
    Il titolo ha attirato l'attenzione, ma il racconto mi ha letteralemente conquistato. Complimenti! Davvero originale, anche se vagamente mi ricordi uno scrittore contemporaneo Gao Xingjian. Hai mai letto "Una canna da pesca per mio nonno"?
    In ogni caso, penso di aver trovato un approdo sicuro alla mia sete di letteratura...di certo una fonte non banale di scrittura, capace di colorare la mediocrità delle letteratura steriotipata.

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