martedì 8 ottobre 2013

La mia guerra (mai dichiarata ufficialmente) al mal di schiena



Il Dottore guardò nuovamente la risonanza magnetica, poi chiese di sedermi, ma io non potevo. Il mio corpo per disdire il dolore aveva preso la posa di un cactus dopo due anni di siccità, avevo trovato quella posizione dopo ore, ci stavo bene, neanche a parlarne di sedersi. Nella lastra si evidenziava che le mie vertebre L2 ed L3 si stavano baciando appassionatamente e di lì a qualche mese ci avrebbero dato sotto con veemenza (il petting alle vertebre piace ma puntano al sodo, come tutti), poco sotto un'altra vertebra sembrava volesse sorpassare la sua vicina sulla corsia d'emergenza. L1, L2, L3, L4, L5 scommetto che anche voi da piccoli la mettevate lì la corazzata nella battaglia navale.
 
Mi consigliò un buon chirurgo, mi predisse una lunga convalescenza. Con la mia mobilità da pianta grassa provai a piangere, ma avevo paura che le lacrime contrappessando il dolore avrebbero distrutto il nuovo equilibrio del mio corpo. Certi uomini non possono piangere baby.
 
Non volevo operarmi, così cominciai ad informarmi di tutte le opzioni alternative: tai-chi, agopuntura, massaggi, ginnastica postdurale, punture di vespa giapponese (insetto kamikaze), impacchi di erba musicale. Niente funzionava , il sollievo era solo temporaneo. Ho passato notti provando a dormire senza cuscino, sul fianco, sul pavimento, altre appoggiato ad un muro portante con la luna al terzo quarto, altre ancora in perenne movimento per far dimenticare al mio corpo la sua lisca infiammata. Niente da fare.
 
Poi scoprii il metodo McKenzie, una serie di esercizi inventati da un fisioterapista neozelandese, una sorta di test meccanici che aiutano a trovare una nuova igiene vertebrale ed evitare il dolore recidivo. Movimenti ripetitivi, noiosi certo, ma mi aiutarono a ritrovare l'antica elasticità. Una volta raggiunto questa nuova plasticità nei movimenti cominciai a studiare una nuova routine a completamento degli esercizi McKenzie; mi serviva qualcosa di diverso non solo per allungare la schiena, rafforzare gli addominali, cercavo qualcosa che mi restituisse forza, consapevolezza, limiti.
Così sono arrivato allo yoga, col classico scetticismo del neofita, perché io non sono mai stato un neofita di quelli entusiasti. Dopo molti mesi (ci vuole tempo) ho perfezionato la mia routine e durante gli esercizi, in momenti sempre diversi, qualche volta durante una posa particolare, molte volte alla fine: la mia schiena fa un toc. Ma è un toc di cui vi devo assolutamente parlare, ve lo devo descrivere con precisione.
 
Non è uno scrocchio di ossa, un rumore che vuole uscire, non è un piccolo schianto, non è qualcosa che torna al suo posto. E' un suono composto così :
- la seconda traccia di uno sbadiglio ascoltata all'incontrario;
- il Sol di un violino suonato con un perizoma al posto della corda.
 
In mezzo c'è un fruscio, come le setole di uno spazzolino da denti sulla punta di una stella.
 





continua


18 commenti:

  1. ecco mi sono noti perfettamente il violino suonato col perizoma al posto della corda ed il fruscio come setole di uno spazzolino da denti sulla punta di una stella .......è la seconda traccia di uno sbadiglio ascoltata all'incontrario che mi sfugge

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    1. mi sono liberamente ispirato all'urlo di tarzan di Johnny Weismuller ...
      :-)

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  2. dovresti insegnare semeiotica agli ortopedici :)

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  3. ecco, io quel rumore setoso lo sento nelle vertebre cervicali e mi suona spesso spesso durante il giorno, come sabbia che scivola via..... mi toccherà seguire il perfezionamento yoga? se dici che funzione io ci provo.
    sei un grande Giardi!

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  4. L'UOMO CACTUS
    L'uomo cactus mi stava di fronte, rigido e livido, perfetta imitazione del rigor mortis, se non fosse stato per lo sforzo evidente di dover parlare per chiarire il suo problema.

    Sono una strega, non un dottore, magari le mie soluzioni potrebbero risultare eccentriche. Questa è la formula che recito tutte le volte ai neofiti.
    Qualcuno ci ripensa e non tenta neppure.
    L'uomo cactus, invece, m'implorava a trovare un rimedio che lo scongelasse da quella iattura che lo aveva paralizzato durante un incontro d'amore.
    Lei gli era sembrata così bella e consenziente, e così lui aveva tentato di scalare il cielo ma, invece, era rovinosamente precipitato a terra.
    Disarticolato. Immobilizzato. Ripudiato.

    Curiamo per prima l'anima o il corpo?
    Il corpo. Mi ha risposto lui dall'insondabile abisso del dolore.

    Grano saraceno
    Rabarbaro
    Plumbago
    Amaranto
    Blossfeldia liliputiana

    Questi gl'ingrendienti della pomata con la quale, delicatamente, ho inumidito ogni sua spina, carezzando e rinvigorendo, spronando e predisponendo ad una fioritura perenne ed entusiasta.
    Al tocco delle mie dita le spine mircolosamente sono tramutate turgide e sensibili, vigorose e maschili. Baldanzose, puntavano tutte verso l'alto: un capolavoro assoluto.

    Ancora oggi l'uomo cactus viene a trovarmi per mostrarmi grato quella fioritura che mai avvizzisce.
    Perenne, proprio come mi avevi predetto. Specifica con un largo sorriso.

    La rigidité est souvent juste un reflet du contrôle interne
    Bonne mercredi Antoine :)







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  5. Un toc importante...

    Buon mercoledì!

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  6. so già a chi segnalare questo post....

    http://nonsidicepiacere.blogspot.it/

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  7. la risposta è blue orchid dei white stripes chiedilo anche a Tiffany & Benjamin. :)

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  8. Ciao, vorrei segnalarti che ti ho nominata per il “The Versatile Blogger Of The Year” sul mio blog..http://ilikethewhitewine.wordpress.com/
    A presto!

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  9. La cosa davvero bella di questo post è che io mi sono immaginata il TOC. Cioè, non la posizione contorta assunta durante #yogatime ma il suono. Muto. Inesorabile. Inaspettato. TOC.

    Sono sicura che il TOC ti ha guarito! :D

    Kami

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  10. yogando s'impara... memento per gli scettici...

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  11. Se vuoi lenire un dolore, asseconda un desiderio. Lo diceva sempre mia nonna, secondo me funziona meglio dello yoga.. :-)

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  12. :) il petting delle vertebre, uno stile molto poetico, sensuale, originale per parlare descrivere il mal di schiena, fantastico il toc ^ _ ^

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