Fanno lo stesso rumore. I graffi della stilografica sul foglio - è la penna col corpo di quercia, perché mi servono cose morte per scrivere - e il suo modo di trascinarsi in ciabatte per casa. Fanno lo stesso rumore. E allora non sai se devi girarti per abbracciarlo perché è dietro di te o aspettare per leggere la storia. Ho cercato di convertirlo alla tastiera ma lui ha bisogno di cose morte per scrivere. Eppoi ha bisogno delle righe. Le sue vocali fanno sempre un ricciolo, sono ami che si annodano alle lenze che attraversano il mare bianco della pagina, per prendere tutto quello che passa anche un ricordo sottomisura appena buono per la zuppa.
...
Lei portava sempre quegli occhiali che gli avevo regalato trent'anni prima, ma non vedeva un prete sulla neve. Mi è sempre piaciuto questo modo di dire, così semplice, non c'è verso di fraintenderlo : non vede un prete sulla neve. Per questo non ha visto le macchie.
Non vedeva un prete sulla neve ma aveva delle mani grandi, copriva il sole a qualunque ora del giorno. Capelli lunghi sempre sciolti, quando li scuoteva ci faceva cascare tutti dai suoi pensieri. In quanti ci eravamo aggrappati ? Non essere geloso. Un collo liscio come avesse un muscolo solo, un vaso che poggiava su quelle due nocciole di carne che stavano in cima alle spalle magre. "Queste nocciole non sono lì per caso", gli dissi allontanandomi dopo un abbraccio a scrocchiare. Quel giorno vidi le macchie. Macchie di vecchiaia, disse il primo dottore, ma le analisi successive rivelarono altro, qualcosa che l'avrebbe battuta allo sprint la vecchiaia, stava già succhiando la scia per il sorpasso.
"Mi sono liberato della sofferenza, nient'altro, tutto il resto è rimasto con me, col mio persempre. Il finchémortenonvisepari non mi ha mai convinto", mi dice sottovoce posando il foglio. Gli chiedo allora come ha fatto ad ucciderla.
"Quella è solo una procedura non è niente, alla fine l'ho salutata con un bacio. Era un ciao, un a presto, un arrivederci. Ma lo sai non vedeva un prete sulla neve. L'avrà scambiato per un addio."
in copertina disegno da :http://mattiasa.blogspot.com
RispondiEliminaottimo post... e ora vado a vedere il blog segnalato
RispondiEliminaun saluto
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
RispondiEliminae ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
E. Montale
Un segno di civiltà così avanzato, come quello della volontà di una morte dignitosa, in Italia ce lo possiamo scordare...
RispondiEliminaSempre eccellente Jardi...
un abbraccio
Il titolo, Giardy...non serve!
RispondiEliminaL'ho salutata con un bacio
e lei ha visto
solo un campo innevato
sul mio foglio bianco
dove scrivo
graffi con una penna stilografica
nata da un corpo di quercia
La madre quercia
Le ho tolto i grandi occhiali
troppo pesanti
su quegl'occhi sereni
senza macchie
senza preti
e ho sentito ancora
il rumore dei miei graffi
scrivere
il mio persempre!
Elisena
Il titolo, Giardy...non serve!
Hai scritto tutto ciò che un titolo non può contenere!
Un bacio Giardy, ke giunge da lontano da occhi che non vedono un prete in un campo di neve!
La libertà di scelta è proporzionale alla consapevolezza.
RispondiEliminavorrei qualcuno che faccia questo per me se dovesse servire...qualcuno che lo faccia con altrettanto amore
RispondiEliminascritto così come lo scrivi tu sembra molto meno doloroso di quello che è
:-)
E che titolo vuoi dargli? E' una storia d'amore, di quelle vere, fatte di un pizzico d'ironia, di dolcezza e di tanto rispetto. Bello sapere che esistono, che sono esistite, e che c'è chi le racconta. Lei, coi suoi capelli lunghi portati sempre sciolti forse non vedeva un prete sulla neve, ma lui, quello che l'ha amata, l'ha visto bene. ciao
RispondiEliminaUn modo dire ottimo....
RispondiEliminamirco
Questo genere di "libri" non devono avere un titolo, perchè vorrebbe dire che quel libro avrebbe una fine. Invece sono di quei libri sempre aperti, sempre con delle pagine bianche su cui poter scriverci, che sia d'amore o di sofferenza.
RispondiEliminaNo Giardy, quei libri non hanno titolo, ci scriveremo per sempre, anche se rimasti da soli.
Eh si Giardy, è sempre un arrivederci e quelle macchie non perdonano, fanno sempre vincere la corsa.
Maledette corsie di sorpasso, eppure ne è pieno di cartelli.
"Sembra di essere in Inghilterra.
Per la campagna?
No, è che viaggiamo sempre sulla sinistra."
Dino Risi dal film Il Sorpasso
bellissima espressione quel 'stava già succhiando la scia per il sorpasso', mi ricorda troppo una coppia qui nel mondo invisibile del blog un bacio a te e a loro
RispondiEliminaMi piace l'immagine "Capelli lunghi sempre sciolti, quando li scuoteva ci faceva cascare tutti dai suoi pensieri."
RispondiEliminaMi fa pensare alla FORFORA :P
Non riesco a dirti molto, Antonio. Intuisco solo stai parlando di qualcuno a cui vuoi bene, ancora.
RispondiEliminaTi abbraccio.
non serve il titolo, basta il resto!
RispondiElimina