lunedì 3 febbraio 2014

Amo la nebbia quando non fa male (Foglove)




L'odore è quello del caffè bruciato, se si potesse dire scotto lo scriverei così: l'odore è quello del caffè scotto. Questo è prima di entrarci dentro, lo senti appena prima di tuffarti, l'odore scompare appena la nebbia ti avvolge.
La nebbia stamane si è alzata prima di me e so, quasi per certo, che andrà a letto molto più tardi.
E' una cosa strana perché da queste parti il fiume la fa uscire con una manovra di heimlich, poi la getta nei campi come una ragazzina delle favole, questo da poco, da quando le favole sono cambiate. Degli autobus si vedono solo i numeri: 72 e 83, sono come date lontane, quando non ti succedeva nulla di pericoloso. Le luci dell'autobus vengono sputate sulla strada, quasi non le vedi, dal marciapiede parte una bestemmia, qualcuno posa il telefono sulla guancia. L'autista porta il codino come nelle favole, da quando le favole sono piene di autisti e a cavallo non ci va più nessuno, e i principi sono più brutti dei loro autisti. Non vi preoccupate se non ve ne siete accorti prima: è roba abbastanza recente...
 
L'odore è quello di bruciato, si potesse contare sul Tempo si potrebbe scrivere di bruciato vecchio come una cosa che non hai fatto in tempo a fermare. Ogni rumore ha un odore, ma puoi anche scrivere: ogni odore ha un rumore e nessuno se ne accorgerebbe.

Chi ha inventato i pixel si è ispirato a questa nebbia, a quella che lega, unisce, strizza tutte le cose dell'universo, il resto è tutta geometria senza ambizioni. Le linee bianche di mezzeria invece l'hanno persa la loro geometria, non viaggiano parallele, se ne fregano dei punti e non si incontrano all'infinito.
 
L'acqua spinge forte sulle spalline del fiume, spallette, non mi correggete, prima guardatela quest'acqua, ha appena imparato a slacciare il reggipetto di questa città glassata di nebbia. Ora respira meglio; è un altro modo per raggiungere il mare.
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 

13 commenti:

  1. Sono un viaggiatore
    inventato dal linguaggio
    non chiedo niente
    cerco desiderio
    in qualche parte di me
    più lontano delle frontiere
    in strade dalle distanze
    immaginate di nebbia.

    Claude Beausoleil


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  2. qui se non si alza la nebbia prima di me si alza l'acqua, quest'anno va così gli autobus girano col gommone o fanno acquaplanning e l'odore è quello di bruciato vecchio e il colore quello di latte sporco d'inchiostro umido

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. NEBBIA
    Forse un tempo un nome vero deve averlo avuto anche lui/lei, ma nel presente, anche se è un presente che dura ormai da un bel po' di anni, tutti lo/la chiamano Nebbia, a causa della sua incerta identità sessuale. Nebbia, per un capriccio della natura, non è uomo n'è donna, ma parzialmente, è tutti e due: sopra donna e sotto uomo. Lo sanno ben quelli che ci sono stati a letto. Il letto di Nebbia è il prato, perchè lui/lei non sopporta i luoghi chiusi, ma d'altronde nessuno è mai riuscito d'imprigionare la nebbia in un barattolo, per la sua natura incorporea e l'estrema volatilità, pur se abbiamo stabilito che, seppur impreciso, Nebbia un corpo ce l'ha, metà uomo e metà donna, come certe creature mitologiche. Un semidio che vive nei sobborghi e si materializza sul far della notte sui marciapiedi del centro, quando indossa vertiginose scollature e jeans aderentissimi, che bisogna pur valorizzarsi nell'abbondanza, e quel sopra e quel sotto, apparentemente stridenti, ma con i volumi giusti, in realtà parimenti esaltano le doti di Venere e quelle di Apollo. Ben lo sanno i suoi clienti che per scalare questo Olimpo son disposti a trascorrere la notte all'addiaccio, con qualunque clima, che nessun mortale è mai riuscito nell'impresa di chiudere un semidio in un barattolo.

    Plus de brouillard ces jours sont faits de l'eau.

    Je vous embrasse
    Marlene
    (Je m'excuse pour la suppression :)

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  5. la nebbia mi aggrada
    ché mi allerta i sensi..

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  6. Non ha al di là, la nebbia: essa ha solo al di qua, lo scomparirti intero assieme a te

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  7. Se ti è arrivato qualche commento interrotto, è stata la gatta che passeggia sulla tastiera a inviartelo - ora vado veloce, prima che torni: stavo scrivendoti, bene, avevo scritto bene, ci tenevo, ora vado un po' contratto dalla fretta - stavo scrivendoti che è vero che le favole sono cambiate, che siamo cresciuti, cioè, non so se cresciuti o diminuiti, volevo dire che siamo andati negli anni - nemmeno: insomma, il tempo è passato, e qualcuno in questo andar d'anni o negli anni è caduto e quando s'è rialzato aveva perso il piacere, la dimensione, delle favole, dell'ascoltarle e ancor più di pensarle, dirle, scriverle - altri, cadendo - è forse inevitabile cadere visto che siamo tutti equilibristi, hanno poi attentamente raccolto tutte le proprie cose importanti, e la - come la chiameresti tu? favolità? poesità? fantasia?- la hanno con sé, in sé, protetta, e le favole le sanno riconoscere, le cercano, le amano, ne godono - favole come quelle che scrivi tu.

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  8. io non posso che lasciarti un sorriso...questo hai fatto nascere dalla nebbia

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  9. il porcospino si è messo un mantello di nebbia e anche questo è un altro modo per raggiungere il mare.

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  10. Mi hai causato un grosso problema... io mi innamoro di parole così...

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